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A Monte Cimone si studiano le intrusioni atmosferiche sulla variabilità dei gas serra

Un recente studio condotto presso la stazione ICOS di Monte Cimone, gestito dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (CNR-ISAC) in collaborazione con l’Aeronautica Militare italiana ha analizzato l’influenza delle intrusioni stratosferiche sulla variabilità dei gas serra, come CO2 e CH4, nell’atmosfera.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista Atmospheric Research, è stato realizzato grazie al lavoro di Pamela Trisolino, Davide Putero, Francescopiero Calzolari e Paolo Cristofanelli, del CNR-ISAC, insieme ai ricercatori Jgor Arduini e Stefano Amendola, rispettivamente dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e dell’Aeronautica Militare.

Dal 2015 al 2022, scrivono gli scienziati, circa il 9,8 per cento dei dati raccolti ha mostrato segni di queste intrusioni. In particolare, durante l’inverno, le masse d’aria provenienti dalla stratosfera risultavano povere di CO2 e CH4, mentre in estate si è osservato un aumento di CO2 dovuto alla minore interazione con l’attività biosferica. Il cambiamento nei livelli di CH4 è stato invece più uniforme, con una tendenza generale alla diminuzione durante le intrusioni.

La ricerca si basa sull’impiego di un’ampia gamma di strumenti, tra cui osservazioni dirette di gas atmosferici e l’analisi di dati satellitari relativi all’ozono totale, oltre a modelli meteorologici per tracciare le traiettorie delle masse d’aria. Due casi studio, uno invernale e uno estivo, hanno confermato l’impatto di queste intrusioni: in entrambi i casi si è osservato un aumento dell’ozono (O3) e una riduzione di CO e CH4. In estate, però, le intrusioni stratosferiche hanno portato anche a un aumento della CO2, che potrebbe essere legato al minore assorbimento del gas da parte della vegetazione rispetto all’aria troposferica.

Questi eventi – scrivono gli autori – ci aiutano a comprendere meglio il trasporto di gas serra e le dinamiche atmosferiche in alta quota. In futuro potrebbe essere utile monitorare più a lungo queste intrusioni per valutarne l’impatto a lungo termine sui gas serra, soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici e all’aumento delle emissioni antropiche”.

Link allo studio

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