Alla luce dei messaggi chiave che emergono dal sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la Giornata internazionale delle foreste può rappresentare un’occasione importante per riflettere sul ruolo che queste realtà possono svolgere nell’ambito della gestione ragionata degli ecosistemi. In questo senso, l’Infrastruttura di Ricerca ICOS, con le sue stazioni di monitoraggio, può rappresentare un punto di riferimento importante per la comunità scientifica e i decisori politici, fornendo dati accurati e puntuali, necessari per individuare le strategie più efficaci per mitigare le conseguenze negative dell’emergenza climatica.
“ICOS costituisce una delle infrastrutture di ricerca più importanti nel settore del monitoraggio dell’ambiente – afferma Silvano Fares, Direttore dell’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-ISAFoM) e Principal Investigator della stazione di Castelporziano, parte del network italiano – la possibilità di registrare dati e informazioni in modo praticamente continuo, consente di osservare anche i cambiamenti repentini, come le ondate di calore, e stimare finemente i processi e i fenomeni che guidano questi cambiamenti. Allo stesso tempo la completezza dei dati permette di valutare in modo accurato non solo il sequestramento dei gas serra, ma anche l’effetto dei cambiamenti climatici sulle piante stesse”.
“Il messaggio che emerge dal rapporto dell’IPCC è chiaro e lampante: dobbiamo agire ora, finché abbiamo un margine di azione per fare la differenza – aggiunge il ricercatore – in quest’ottica, l’accesso a informazioni prive di gap temporali e la possibilità di condividere i risultati in tempi utili con tutta la comunità scientifica rendono ICOS un riferimento fondamentale per la ricerca ambientale”. Comprendere a fondo le dinamiche degli scambi e degli assorbimenti di gas a effetto serra rappresenta quindi il punto di partenza per lo sviluppo di strategie di mitigazione efficaci per contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici.
“Il primo passo per una gestione adeguata delle aree forestali deve essere la valutazione dei dati raccolti – sostiene Fares – alcune zone critiche necessitano di interventi mirati, per ridurre il rischio di conseguenze negative come incendi forestali o deperimento degli habitat. La soluzione è quella di adottare misure di gestione sostenibili, per preservare le foreste dai principali cambiamenti climatici. Oltre alle direttive nazionali e internazionali, ci sono anche dei comportamenti che si possono adottare nel quotidiano per favorire il benessere delle foreste. Tralasciando le oramai ben note indicazioni di evitare atteggiamenti pericolosi e promuovere la pulizia e la cura degli ambienti, è possibile aderire a iniziative organizzate da associazioni ambientali. Gli esempi più vistosi di partecipazione attiva dei cittadini sono quelli che portano alla messa a dimora di nuovi alberi nelle zone urbane, nei boschi e nelle foreste. Il suggerimento principale è quello di preservare la natura e tutelare l’equilibrio degli ecosistemi, perché le risorse del pianeta non sono inesauribili”.
“L’uso del suolo e, in particolare, la deforestazione, rappresentano la seconda fonte di emissioni di anidride carbonica dopo i combustibili fossili – aggiunge Lucia Perugini, Senior scientific manager presso il Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e delegata italiana nella sessione IPCC – per cui una corretta gestione di queste realtà è fondamentale per affrontare l’emergenza climatica. Le foreste costituiscono uno dei pochi attori positivi in grado di assorbire direttamente significative quantità di anidride carbonica dall’atmosfera. Per tale ragione gli ambienti verdi rappresentano un importantissimo stock di carbonio che deve essere preservato”.
Un aspetto rilevante che emerge dal rapporto IPCC riguarda la difficoltà oggettiva di misurare il contributo delle foreste in ambito di mitigazione del clima, assorbimento di gas climalteranti e riduzione delle emissioni. “Quantificare tutte le componenti che influenzano l’assorbimento di anidride carbonica è un compito davvero complesso – osserva Perugini – proprio perché ci sono molti elementi e numerose variabili da considerare. Il suolo, i rami, il tronco, le radici la lettiera devono infatti essere tenuti in considerazione nelle stime del potenziale di assorbimento ed emissioni associati alle foreste. Allo stesso tempo è molto difficile valutare in che modo la variabilità interannuale e gli eventi climatici come la siccità, le precipitazioni estreme o le ondate di calore, possano influenzare le dinamiche di stoccaggio del carbonio”.
“In quest’ottica – conclude Perugini – l’infrastruttura di ricerca ICOS può fornire un contributo concreto alla comunità scientifica, raccogliendo informazioni accurate necessarie per ricostruire il quadro completo degli scambi e degli assorbimenti di gas a effetto serra negli ecosistemi forestali. Solamente comprendendo l’insieme di queste dinamiche possiamo elaborare strategie efficaci per una gestione corretta delle foreste e affrontare l’emergenza climatica con gli strumenti adeguati”.