L’11 dicembre ricorre la Giornata Internazionale della Montagna. Istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, questa celebrazione è stata costituita nel 2003 per sensibilizzare la popolazione sull’importanza delle montagne, che occupano il 27 per cento della superficie terrestre.
Grazie alle sue stazioni di monitoraggio, la rete internazionale ICOS dispone di numerosi siti posizionati in luoghi montani. Il network europeo conta almeno cinque osservatori ad alte latitudini. Ne è un esempio Monte Cimone, situato nell’Appennino settentrionale italiano, a circa 2.200 metri dal livello del mare. Il sito ICOS è gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con l’Aeronautica Militare che aveva già iniziato, nel 1979, a raccogliere dati sull’anidride carbonica.
“Le prime misure di CO2 – spiega Paolo Cristofanelli, ricercatore presso l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), chair della Monitoring Station Assembly (MSA) dei siti atmosferici e Principal Investigator del sito – sono state effettuate in luoghi remoti, come l’osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii, perché queste località sono considerate rappresentative dello stato atmosferico ad ampia scala e quindi permettono di raccogliere informazioni sulla variabilità a lungo termine e su scale spaziali estese”.
“L’osservatorio di Monte Cimone – continua il ricercatore – sorge a un’altezza particolarmente strategica, perché da un lato permette sicuramente di effettuare misurazioni sulla situazione di fondo atmosferico, ma, allo stesso tempo, affacciandosi sulla Pianura Padana, riceve masse d’aria che consentono di ricostruire i trend e le variazioni dei parametri relativi alle emissioni di origine antropica e naturale, nonché sui pozzi ecosistemici dell’Italia settentrionale”.
A livello europeo, esistono diversi siti di monitoraggio costruiti su montagne e alture, proprio perché le misurazioni effettuate in questi luoghi consentono di ampliare la conoscenza umana sulle dinamiche legate agli scambi e agli assorbimenti dei gas a effetto serra. “ICOS rappresenta uno strumento davvero importante – conclude Cristofanelli – perché dispone di una rete variegata e sistemica. I network internazionali comprendono infatti numerosi strumenti posizionati in varie realtà, che spaziano dal mare aperto all’alta montagna, dalla pianura alla costa fino al bosco e alle zone limitrofe ai centri abitati. Questo ampio sguardo è fondamentale per ottenere una panoramica a tutto tondo della situazione ambientale. Solo imparando a capire come avvengono i processi di emissione e rimozione dei climalteranti in diversi ambienti, infatti, possiamo elaborare strategie efficaci per contrastare l’emergenza climatica”.