È stato recentemente pubblicato sul Bulletin of the American Meteorological Society (BAMS) il primo articolo completo che descrive le sfide, la struttura e gli obiettivi dell’infrastruttura di ricerca ICOS. Al documento hanno collaborato scienziati e ricercatori internazionali. Tra le firme italiane, anche Carlo Calfapietra, Focal point di ICOS Italia e direttore dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret), e Dario Papale, direttore dell’Ecosystem Thematic Centre di ICOS e docente di Ecologia Forestale presso l’Università della Tuscia.
ICOS RI e ICOS Italia
La crescente quantità di gas serra nell’atmosfera sta causando alterazioni a un ritmo allarmante, scrivono gli autori. I conseguenti cambiamenti climatici sono difficili da prevedere a causa della complessità del sistema Terra. Un metodo di monitoraggio delle emissioni e degli assorbimenti dei gas a effetto serra è pertanto fondamentale per comprendere e prevedere il futuro climatico. “Il modo migliore per conoscere lo stato attuale della Terra è misurarlo continuamente – afferma Jouni Heiskanen, direttore delle stazioni di ricerca biologica presso l’Università di Helsinki e primo autore dell’articolo – in modo da valutare i cambiamenti a livello di ecosistemi. Le informazioni raccolte dovrebbero inoltre essere rese disponibili il più velocemente possibile, in modo da supportare il processo decisionale”. L’obiettivo di ICOS è proprio questo.
L’Integrated Carbon Observation System nasce allo scopo di supportare la scienza e la società negli sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici. Distribuita su 13 paesi europei, la rete europea ICOS è costituita da oltre 150 stazioni e vede la collaborazione di centinaia di scienziati e ricercatori. Il network italiano, a cui afferiscono 16 partner, tra enti, istituti di ricerca e università, si avvale di 17 stazioni, di cui 10 ecosistemiche, 4 oceaniche e 3 atmosferiche. Collocate in diverse realtà ambientali del territorio nazionale, le varie strumentazioni effettuano misurazioni e raccolgono informazioni su una serie di parametri utili al monitoraggio dei gas a effetto serra.
ICOS e dati: uno sguardo al futuro
Nell’articolo pubblicato sul BAMS si descrivono poi i metodi di controllo dei dati raccolti dalle stazioni, che vengono poi distribuiti in forma aperta sul Data Portal di ICOS. “L’infrastruttura ICOS – spiegano gli autori – fornisce dati disponibili e di alta qualità a distanza di brevi periodi dall’osservazione originale. Questa tempestività è fondamentale per informare i decisori e i Governi sulle manovre necessarie a rispettare gli obiettivi di neutralità climatica”. ICOS ha compiuto alcuni passi iniziali per quantificare anche i flussi di carbonio laterali, dalla terra agli oceani. “Resta ancora molto da fare – commentano gli scienziati – saranno necessarie osservazioni più accurate nei diversi ecosistemi e nelle aree urbane, dato che queste zone densamente popolate rappresentano hot spot di emissioni più significative”. A questo proposito l’infrastruttura lancia il nuovo progetto europeo ICOS Cities – Pilot Applications in Urban Landscapes.
“Questa iniziativa – spiega Werner Kutsch, direttore generale di ICOS e coordinatore del progetto – nasce allo scopo di testare diversi metodi di osservazione, progettando e costruendo osservatori pilota urbani. Vogliamo valutare strumenti diversi per elaborare e analizzare le misurazioni. Vogliamo farlo in modo da rispondere alle esigenze delle città. Per fronteggiare i cambiamenti climatici è fondamentale avere a disposizione dati aggiornati, qualitativamente rilevanti e disponibili. ICOS nasce proprio per soddisfare questa necessità”.
Link all’articolo: https://doi.org/10.1175/BAMS-D-19-0364.1